Miss Mayonesis, sora Pasta Madre e Ivo Deters

Chi fa da sè fa per 3. In che senso? Nel senso che in casa Cabrini la settimana si è svolta all’insegna dell’autoproduzione, con 3 punti cardine che riassumeremo per la gioia del palato, del pulito e del pelato (che non c’entra niente, ma mancava la terza rima). Apriamo le danze con la prima protagonista del post:  Miss Mayonesis di Mandorle. Per mesi Cabrini e la Rossa Cantante, vedendo sugli scaffali delle librerie il libro “Cucina vegana” di Simone Salvini, avevano storto il naso, relegandolo tra  quei manuali di altacucinaperpochiradicalchic tutti fumo e niente arrosto (di seitan, ovvio!). Ebbene: a incrinare tale incrollabile convinzione nel giro di 8 millisecondi è bastato l’assaggio di una cremina “Salvini-style” portata da un componente del GenoVEGas, più convincente di qualsiasi campagna pubblicitaria. Dalle papille gustative in estasi alle pupille in cerca dell’agognato libro, il giorno dopo, il passo è stato breve. La prima foto che ha aumentato la salivazione dopo l’acquisto è stata quella della maionese a base di latte di mandorle. Non slurposa… Di più! Piccolo problema: le dosi erano per un vasetto e mezzo abbondante. Il rischio d’indigestione, vista la bontà, era imminente. E’ venuta in soccorso dei nostri eroi Cinzia, altra componente del GenoVEGas che si è gentilmente prestata a fare da cavia. In una piazza assolata è avvenuto un losco baratto di barattoli: una maionese di mandorle per una marmellata alla rosa canina. Eccovi la ricetta di Simone…
INGREDIENTI:

  • 200 g di latte di mandorle al naturale (non zuccherato)
  • 220 g di olio di mais
  • 30 g di olio evo
  • succo di mezzo limone (25 ml)
  • 4 g di sale

Nel bicchiere del mixer a immersione, frullate per pochi secondi il latte di mandorla, il sale e il succo di limone. Unite i due tipi di olio e versate a filo nel bicchiere; emulsionate ancora in modo da far incorporare più aria possibile. Alla fine dell’operazione la maionese avrà assunto una consistenza spumosa e ferma. Lasciate riposare in frigo per un’oretta, prima di servire.
La seconda new entry è LEI:
Una tenera colonia di silenziosi e obbedienti pargoletti pronti a spingere gli impasti verso l’infinito e oltre. Bisogna dar loro una rinfrescata ogni tanto, fare il bagnetto se necessario e massaggiarli un po’, ma tutto sommato non danno più da fare di un pesce rosso o un tamagotchi. E’ servita un’accurata indagine in Rete per rintracciare lo spacciatore di pasta madre a cui ci siamo rivolti, ma ce l’abbiamo fatta. Date un’occhiata a questo sito, e d’ora in poi considerateci novelli pusher…
Ultima scoperta della settimana: chi è riuscito a moltiplicare i pani e i pesci, poi avrà necessitato di una doppia razione di detersivo per lavare i piatti. Cabrini si sta ancora esercitando con il pane (il pesce lo lascia sguazzare felice), ma col detersivo ce l’ha fatta! Non pienamente soddisfatto del primo risultato (si veda lo scorso post: buona resa nel lavare, ma si finisce per consumarne troppo), si è dato al “raddoppio del detersivo”, dopo l’illuminante lettura di “Saponi e detersivi naturali” di Liliana Paoletti. E stavolta c’è pure il video, a incastrarlo!

Ascolto del giorno: Giorgio Gaber.

Ciao ciao!

NdC

Simone Salvini’s mayonnaise INGREDIENTS:

 

  • 200 g unsweetened almond milk
  • 220 g of corn oil
  • 30 g of extra virgin olive oil
  • 25 ml lemon juice
  • 4 g of salt

In a measuring jug, blend for a few seconds almond milk, salt and lemon juice. Keep blending and add the two types of oil pouring them slowly into the jug; continue to emulsify, in order to incorporate air in the mixture. At the end of the operation the mayonnaise will be foamy and firm. Let stand in refrigerator for unless an hour before serving.

Meno male che cischeic!

Come molti di voi avranno intuito, gli Almost 3 sono spesso soggetti a infatuazioni culinarie monotematiche (qualcuno li chiamerebbe, forse più scientificamente, ‘disturbi ossessivo-compulsivi’). Dopo mandorle e carrube, è la volta del famigerato cheesecake vegan. Folgorati sulla via di Damasco da quello assaggiato a ‘Dolce Vegan’ a Firenze, ancora adesso i nostri eroi si svegliano nel cuore della notte madidi di sudore al pensiero del momento dell’affondo del cucchiaino nella crema, rivivendo la soave esperienza in slow-motion. Ovviamente da quel preciso istante è partita una ricerca capillare tra libri e siti Internet della Ricetta Perfetta (roba da far impallidire il KGB). Tanti spunti interessanti, MA… Quel gusto così formaggioso non poteva essere solo frutto di un momentaneo obnubilamento dei sensi. La Rete Globale svela finalmente l’arcano: alla base di tutto c’è il formaggio vegan spamabile, il famigerato “Sheese”! Chi di voi l’ha provato?
Sta di fatto che la pigrizia verso gli ordini online e la voglia di sperimentare una ricetta salva-fegato, nel caso degli Almost 3, hanno stuzzicato la fantasia. Perchè dover incaponirsi a ricreare il gusto del formaggio impazzendo con oli e grassi vegetali e surrogati, quando si può avere un dessert un peletto più leggero ma comunque decisamente slurposo? Complice una riunione con il GenoVEGas, recentissima e stimolante (anche per le papille gustative :-P) scoperta, Cabrini e BB si sono cimentati con una versione “Cheesecake 1.0” a base di latte di cocco e tofu. Tanto bello e fotogenico, ma un po’ deboluccio per quanto riguarda il gusto della crema. Per l’appunto, alla riunione, di tofu-cake ce n’erano ben due, e quello preparato da Sandro tuttofare ha dato il ‘La’ per lanciarsi in una versione 2.0. Intanto un Cabrini iperattivo ha organizzato il primo Instameet genovese (conoscete l’app “Instagram”?), con chili di focaccia zeneize e vinello ligure (tanto, in un modo o nell’altro, si finisce sempre a magna’).

Non contento di una settimana di scrittura di arrangiamenti per il nuovo album di Niccolò Fabi, poi, ieri sera guardava eccitato la Rossa Cantante esclamando:

-Oggi faccio il detersivo per piatti!-

Ci sono donne che combattono perchè il proprio compagno sparecchi la tavola dopo mangiato. Cabrini produce persino il detersivo. Ah, come cambiano i tempi!
E, per finire, stamattina il laboratorio “Note di cucina” non poteva non sfornare una pizzata home made con tanto di Mozzarisella, altra recente scoperta.

Ma come si potrà autoprodurre in casa…?

TO BE CONTINUED…

Intanto beccatevi il tofu-cake 2.0.

INGREDIENTI x 2 bicchieri monoporzione:

  • 100 g di yogurt di soia ai frutti di bosco
  • 150 g di silken tofu
  • 1 C e 1/2 di malto di mais
  • 1 C di sciroppo d’acero
  • 1/2 c scarso di agar agar in polvere
  • 6 biscotti vegan
  • 3 C di latte vegetale a piacere o succo di mela limpido
  • composta di albicocche qb
  • 6 mirtilli rossi disidratati

Preparare la base, sbriciolando i biscotti e bagnandoli con il latte o il succo di mela. Stendere il tutto sul fondo dei due bicchierini, compattandolo con le dita inumidite. Riporre in freezer per circa 10 minuti, dopodichè trasferire in frigo. Intanto unire il sliken tofu allo yogurt e frullare con il minipimer. Aggiungere il malto e lo sciroppo d’acero e frullare ancora, fino a ottenere un composto omogeneo. Sciogliere l’agar agar in un dito d’acqua fredda, trasferirlo in un pentolino, unirvi la crema e portare a ebollizione. Far bollire ancora per un paio di minuti, girando continuamente. Una volta raffreddatasi un po’, versare la crema nei bicchierini. Lasciare in frigorifero per un’oretta, dopodichè guarnire con uno strato di composta e i mirtilli rossi.
Ascolto del giorno: The Sixters

Ciao ciao! NdC

Tempo di tempeh…

We’re back! Altro periodo di scorribande nella penisola, incastrati tra la folla urlante e sudaticcia del concertone del primo maggio, date Almost 3, convegno fiorentino di Terra Nuova sulla decrescita felice e scoperta di un ristorantino veg da leccarsi le orecchie (‘Dolce Vegan’, in via S.Gallo a Firenze).

Finalmente a casa con mille idee su nuove ricette da sperimentare, ci siamo accorti che il nostro povero blog languiva, abbandonato a se stesso.
Questione annosa: chi di voi ama il tempeh? Il mondo sembra dividersi in due fazioni: quelli che non lo conoscono e quelli a cui non piace :-O. Abbiamo infatti constatato con amarezza che i quintali di libri di cucina che abbiamo accumulato nel tempo dedicano pagine e pagine al blasonato fratello Tofu, relegando il poveretto a un paragrafino striminzito (quando va bene). Diciamoci la verità: l’aspetto “cervellotico” non è propriamente fashion, e l’idea che in fondo non sia altro che un panetto di fagioli fermentati farebbe fuggire all’istante anche l’intestino più audace. A ben vedere, però, un gruppetto di sostenitori accaniti (anche tra voi bloggers!) lo ha racimolato anche lui. Potevano gli Almost 3 non abbracciare la causa di un povero emarginato? Certo che no. Dobbiamo confessarlo: la prima volta che lo abbiamo provato, convinti che nulla avrebbe potuto fermarci, è stata anche la prima in vita nostra in cui qualcosa è finito direttamente dalla padella alla spazzatura (N.B: se c’è una cosa che detestiamo, è buttare il cibo!). Il primo assaggio, seguito da espressioni di delusione/disgusto/depressione post-fallimento culinario, non ha lasciato adito a dubbi: BLEAH! Siamo quindi passati a secondo, terzo, quarto boccone, nella speranza che il BLEAH lasciasse il posto a un BLEAHINO e poi a un “Ma sai che in fondo….!”. Niente da fare. BLEAH, BLEAH e RIBLEAH. Ma gli Almost 3 non si arrendono facilmente. Ci sono voluti 6 mesi prima che il pensiero che la marca potesse fare la differenza sfiorasse il nostro cervello. Forti di una rinnovata speranza, dunque, abbiamo optato (si può dire?) per il marchio “Fonte della vita”. Però! Completamente diverso! Gusto molto meno aggressivo, papille gustative quasi folgorate al primo assaggio. Dunque il nostro uhlmaniano amico ritrovato ci accompagna in cucina ormai da un annetto, eppure… Arcipuffolina, anche noi ci siamo resi conto di averlo ingiustamente ignorato, all’interno del blog! Sembra che il tempeh si porti dietro un alone di sfiga dalla nascita. Non potevamo non rimediare, quindi, dedicandogli una ricetta. C’è da dire che abbiamo sperimentato parecchio, perchè il gusto forte di questa pietanza necessita di “compagni” altrettanto spavaldi, in grado di tenergli testa. Niente di meglio, quindi, di asparagi, cavolo cappuccio e… Tanto curry!

Prima di passare alla ricetta, altre due considerazioni.
1) E’ ottimo tagliato a triangolini e cotto al forno, dopo una marinatura a base di tamari, aceto di riso, acqua, zenzero e malto di mais (ricetta trovata saltellando per il web, quando ancora non sapevamo dove mettere le mani).
2) L’ideale, se lo si salta in padella, è tagliarlo a fettine molto sottili. In questo modo si insaporirà al meglio e il suo gusto deciso non prenderà il sopravvento sugli altri ingredienti.
INGREDIENTI x 2 persone:

  • 4 foglie grandi di cavolo cappuccio
  • una dozzina di asparagi
  • 200/250g di tempeh
  • 1 c abbondante di curry
  • 2 C di tamari
  • sale qb
  • 1 C di olio evo

Tagliare a striscioline il cavolo cappuccio e a fettine sottili il tempeh. Privare gli asparagi della parte più dura dei gambi e tagliarli in diagonale a rondelle. Far scaldare l’olio in una padella antiaderente, dopodichè aggiungere le verdure, salarle e farle saltare. Dopo circa 5 minuti unire il tempeh, il tamari e il curry e, se necessario, un po’ d’acqua calda, per evitare che il tutto si attacchi. Coprire e cuocere per altri 5 minuti, aggiustando di sale alla fine.

Ascolto del giorno: GnuQuartet al primo maggio!

Ciao ciao!

NdC

  INGREDIENTS (serves 2):

 

  • 4 large leaves of cabbage
  • a bunch of asparagus spears, tough ends trimmed or peeled
  • 200/250 g of tempeh
  • 1 tsp of curry
  • 2 tbsp tamari
  • salt to taste
  • 1 tbsp extra virgin olive oil

Cut the cabbage into thin strips and slice the tempeh.  Cut asparagus diagonally. Heat the oil in a pan, then add the vegetables. Season with salt and toss. After about 5 minutes add tempeh, tamari and the curry and, if necessary, a bit of hot water, in order to prevent sticking. Cover and cook for another 5 minutes, adding salt at the end.