Attenti al vegano!

Ultimo collegamento da Genova della Rossa Cantante prima di tornare nella torrida Firenze e mettersi sotto con le prove, in vista delle 3 repliche dello spettacolo “Dal Trio Lescano agli U2” che il trio “Swing in blue” e l’Orchestra Toscana proporranno nel mese di luglio. A proposito… Se per caso passaste da quelle parti, ecco gli appuntamenti:
– 19 luglio, Altopascio (LU), Teatro Puccini, ore 21.30
– 20 luglio, Corsanico (LU), Pieve San Michele Arcangelo, ore 21.30
– 23 luglio, Santa Fiora (GR), Auditorium della Pescheria, ore 21.30

Fine del messaggio promozionale :-).

Passiamo a un’altra, saliente questione: lo sapevate che i vegani mangiano solo cipolle fritte?
Ebbene, l’anziana ma arzilla proprietaria di una trattoria zeneize “old-style” (per ulteriori informazioni si consulti questo illuminante link), dopo aver avuto a che fare con numerosi adepti di quella misteriosa setta esoterica chiamata “Veganismo”, ne era fermamente convinta. A nulla serviva spiegarle che, dovendo scegliere tra focaccia al formaggio di Recco, ripieni di carne, polpo con patate e frittura di acciughe e anelli di cipolla… sì, il vegano opterebbe per le cipolle, o, nel caso non fosse finita, per una bella farinata: ciò NON implica che egli si nutra ESCLUSIVAMENTE di anelli di cipolla fritti. Pare che agli occhi della gente, comunque, l’immagine del Vegano tenda ad assumere contorni mistici dai risvolti vagamente inquietanti. Si noti anche l’espressione comune “E’ UN Vegano”, invece della più anonima asserzione “E’ vegano”; un po’ come dire: “E’ uno DI LORO!”.
A giudicare da certe fantasiose descrizioni, il Vegano sarebbe quindi uno strano essere mitologico poco incline alle relazioni sociali, generalmente bianchiccio, sospettoso, molliccio e ossuto e affetto da disturbi ossessivo-compulsivi ancora ignoti alla scienza. Fonti non confermate asseriscono che tali individui si ritrovino ogni anno sulla cima del Monte Makalu in occasione del Solstizio di Primavera, per ottimizzare la composizione di nuove flatulente pozioni a base di ingredienti esotici dai nomi impronunciabili. Un esempio: solo pochi giorni fa, Cabrini e la Rossa Cantante se la ridevano sotto i baffi di fronte a una scena esilarante…
Due turisti romani, entrati con convinzione nel bel ristorantino nel centro di Zena in cui i due musicanti si stanno sollazzando festeggiando un certo anniversario, si siedono a tavola sussurrandosi dolci paroline nelle orecchie. Locale chicchettoso quanto basta, personale sorridente e cortese, ma… quale sgomento nei loro occhi, quando gli sguardi famelici arrivano a scorrere il menù! SEITAN?! TEMPEH?! TOFU?! Arghhhh! Un ristorante ALTERNATIVO! Superato il panico iniziale, lui propone di filarsela sfruttando la momentanea assenza del cameriere che li ha accompagnati al tavolo. Lei gli fa notare che hanno già bevuto l’acqua e occupato dei posti, quindi dovrebbero comunque pagare la consumazione. Morale della favola: i due scelgono le pietanze dai nomi più rassicuranti e si mettono l’anima in pace. Un’ora dopo i piatti sono vuoti e gli stomaci soddisfatti e increduli. Detto questo, “Note di cucina”, dopo aver sfornato torte al cioccolato, hamburger, wurstel e polpette…
per non minare eccessivamente le convinzioni di chi ancora crede che i vegetariani/vegani mangino solo lattuga (e, talvolta, paffuti bambini che hanno smarrito la via di casa), pubblicherà con orgoglio la sua prima ricetta per una gustosa insalata estiva. Ciò, ovviamente, non prima di aver compiuto rituali propiziatori ululando alla luna…
INGREDIENTI x 2 persone:

  • insalata mista a piacere (lattuga, radicchio, valeriana, iceberg e chipiunehapiunemetta)
  • 2 pomodori
  • 1/2 avocado
  • 1 C di semi di zucca/girasole)
  • 1 finocchio
  • 200 g di tempeh
  • 1 c di paprika dolce
  • 2 C di tamari
  • lievito alimentare in fiocchi
  • olio evo
  • sale

Tagliare il tempeh a triangolini spessi un po’ meno di 1cm e saltarlo in padella a fuoco medio-alto con un cucchiaio d’olio, unendo il tamari (sempre un cucchiaio) e la paprika; quest’ultima darà carattere al piatto, conferendo al nostro tempeh un gusto forte (noi lo abbiamo ribattezzato “pancetTempeh”:-)). Quando i triangolini saranno dorati e croccanti, spegnere il fuoco. Pulire l’avocado dividendolo in due parti e scavandone l’interno con un cucchiaio, e tagliarlo a dadini. Tagliare a listarelle il finocchio e a fettine sottili il pomodoro. Unire il tutto all’insalata, aggiungere i semi e il tempeh e condire con olio evo, 1 C di tamari e una presa di sale. Servire cospargendo l’insalata con una manciata di lievito in fiocchi.

Ciao ciao!
NdC

INGREDIENTS (serves 2):

 

  • mixed salad as you like (lettuce, radish, iceberg…)
  • 2 tomatoes
  • 1/2 avocado
  • 1 tbsp pumpkin/sunflower seeds
  • 1 fennel
  • 200 g of tempeh
  • 1 tsp sweet paprika
  • 2 tbsp tamari
  • nutritional yeast flakes
  • extra virgin olive oil
  • salt

Cut the tempeh into small triangles, brush a frying pan with 1 tbsp of extra virgin olive oil and roast the tempeh for a few minutes, adding 1 tbsp of tamari and the paprika, which will give the tempeh a strong, delicious taste. When the triangles are crisp and golden brown, turn off the heat. Clean the avocado dividing it into two parts and excavating the inside with a spoon and dice it. Cut the fennel and the tomatoes into thin slices. Combine all the ingredients, add the seeds and season with olive oil, 1 tbsp tamari and a pinch of salt. Serve your salad sprinkled with a handful of yeast flakes.

Il verZamento dell’IVA

(Si intenda per “IVA”: InvoltinoVeganoAppetitoso).

Gli Almost 3 sono nuovamente separati (Cello e Maestro da una parte, BB dall’altra), ma solo fino a domani. La capitale attende! Riusciranno i nostri eroi a slalomare tra carbonare e amatriciane? Ai futuri post-eri l’ardua sentenza… Intanto la Cantante Rossa fa tappa a Firenze e stringe un patto di non belligeranza con un frigo di casa che, a ben vedere, non è poi così ingrato. Frugando negli sportellini si possono scovare interessanti ospiti: zucchine semi-fresche (non proprio di stagione, è vero, ma vanno pur consumate!), due ciuffetti di indivia acquistati da una madre amorevole per la figlia che attendono smarriti il proprio destino, e, rullo di tamburi… Una gigantesca, elegante, verd(z)issima Verza. In un raptus di entusiasmo madre, sorella e nonna l’hanno adottata subendo, da vere donne, il fascino ipnotico delle sue nuances variopinte, e nutrendo tuttavia seri dubbi sulle sue effettive possibilità d’impiego. Niente di meglio per cimentarsi con un “classico” della cucina italiana, ovviamente reinventato seguendo i Sacri Dettami del Frigo.

INGREDIENTI x 4 persone:

  • 2 patate
  • 3 zucchine medie
  • 2 cespi di indivia
  • 8-9 foglie sufficientemente grandi di verza
  • 2 C di olio evo
  • una cipolla
  • qualche goccia di tamari
  • timo qb
  • pepe qb
  • sale qb
  • 2 C di lievito alimentare in scaglie (opzionale per i non vegani: 2 C di parmigiano bio)

Lessare le patate. Intanto far rosolare la cipolla in una padella antiaderente con un cucchiaio d’olio, aggiungendo eventualmente un po’ d’acqua calda per evitare che si attacchi e limitare l’uso di grassi. Tagliare a rondelle sottili le zucchine e l’indivia e versarle nella padella. Salare, pepare, “timare”(:-)) e coprire; far cuocere a fuoco basso per una decina di minuti. Sbollentare le foglie di verza in acqua salata per 4-5 minuti e scolare. Intanto pelare le patate e schiacciarle con una forchetta. Unirle alle zucchine e l’indivia, aggiungere 1 C d’olio e il lievito e mescolare, aggiustando di sale alla fine. Comporre gli involtini adagiando un cucchiaio abbondante di ripieno su ogni foglia e arrotolandola. Sistemare il tutto su una teglia rivestita di carta da forno e cuocere per 15 minuti a 200°C. Guarnire il piatto con qualche goccia di tamari.

Ascolto del giorno: Francesco Verzatti (pardon… Bearzatti…)

Ciao ciao!

NdC