Il verZamento dell’IVA

(Si intenda per “IVA”: InvoltinoVeganoAppetitoso).

Gli Almost 3 sono nuovamente separati (Cello e Maestro da una parte, BB dall’altra), ma solo fino a domani. La capitale attende! Riusciranno i nostri eroi a slalomare tra carbonare e amatriciane? Ai futuri post-eri l’ardua sentenza… Intanto la Cantante Rossa fa tappa a Firenze e stringe un patto di non belligeranza con un frigo di casa che, a ben vedere, non è poi così ingrato. Frugando negli sportellini si possono scovare interessanti ospiti: zucchine semi-fresche (non proprio di stagione, è vero, ma vanno pur consumate!), due ciuffetti di indivia acquistati da una madre amorevole per la figlia che attendono smarriti il proprio destino, e, rullo di tamburi… Una gigantesca, elegante, verd(z)issima Verza. In un raptus di entusiasmo madre, sorella e nonna l’hanno adottata subendo, da vere donne, il fascino ipnotico delle sue nuances variopinte, e nutrendo tuttavia seri dubbi sulle sue effettive possibilità d’impiego. Niente di meglio per cimentarsi con un “classico” della cucina italiana, ovviamente reinventato seguendo i Sacri Dettami del Frigo.

INGREDIENTI x 4 persone:

  • 2 patate
  • 3 zucchine medie
  • 2 cespi di indivia
  • 8-9 foglie sufficientemente grandi di verza
  • 2 C di olio evo
  • una cipolla
  • qualche goccia di tamari
  • timo qb
  • pepe qb
  • sale qb
  • 2 C di lievito alimentare in scaglie (opzionale per i non vegani: 2 C di parmigiano bio)

Lessare le patate. Intanto far rosolare la cipolla in una padella antiaderente con un cucchiaio d’olio, aggiungendo eventualmente un po’ d’acqua calda per evitare che si attacchi e limitare l’uso di grassi. Tagliare a rondelle sottili le zucchine e l’indivia e versarle nella padella. Salare, pepare, “timare”(:-)) e coprire; far cuocere a fuoco basso per una decina di minuti. Sbollentare le foglie di verza in acqua salata per 4-5 minuti e scolare. Intanto pelare le patate e schiacciarle con una forchetta. Unirle alle zucchine e l’indivia, aggiungere 1 C d’olio e il lievito e mescolare, aggiustando di sale alla fine. Comporre gli involtini adagiando un cucchiaio abbondante di ripieno su ogni foglia e arrotolandola. Sistemare il tutto su una teglia rivestita di carta da forno e cuocere per 15 minuti a 200°C. Guarnire il piatto con qualche goccia di tamari.

Ascolto del giorno: Francesco Verzatti (pardon… Bearzatti…)

Ciao ciao!

NdC

Il post giusto dove mangiare!

Fine settimana bolognese per questa sesta settimana del tour di “Eretici e corsari”. Non poteva capitarci un post(o) migliore! Stavolta i nostri spostamenti sono stati preceduti da un planning degno di un’operazione della CIA, con tanto di mappe prestabilite e percorsi precisi al millimetro che unissero hotel, teatro e… Luogo in cui mangiare “alla nostra maniera”(cene incastrate tra soundcheck e spettacolo incluse).
Tre buoni motivi per trovare in Bologna l’habitat ideale:

1- Una gitarella al Museo Morandi a Palazzo d’Accursio, con relative vedute dall’alto di Piazza Maggiore.


2- Caffettino da Eataly sfogliando libri di cucina alle “Librerie coop” e scovando “Piccola pasticceria naturale” di Boscarello che spunta dallo scaffale più nascosto.


3- Sfamarsi e sbavare come boxer al “Centro Natura”, self service e take away in via degli Albari. Due parolette in più per questa fantastica scoperta: il posto che ognuno vorrebbe dietro casa e che rimpiangeremo a lungo, con una varietà di cibi bio/vegetariani/vegani e una qualità mai trovate. Qualche esempio, tanto per rendere l’idea delle cose assaggiate: polpette di seitan  con salsa di funghi, insalata tricolore con salsa di mele, stufato di zucca, bietole e sedano rapa, semifreddo ai datteri, kanten di castagne e mele e copiose spolverate di lievito alimentare/germe di grano/gomasio.

Veniamo alla ricetta di oggi, sempre sfruttando l’archivio accumulato da Cabrini nel suo fine settimana di “riposo” :-). Una piccola anticipazione da un’altra recente scoperta, un libro di cui vi parleremo presto, comprato dal Maestro in un attacco di cenerentolite (le massaie gli fanno un baffo…).

INGREDIENTI x 4 persone:

  • 100 g di rucola
  • 5/6 noci
  • una manciata di pinoli
  • 1 o 2 zucchine
  • qualche cucchiaio di acqua tiepida
  • sale qb
  • pane

Frullare la rucola spezzettata con le noci e i pinoli. Non servirà olio, perchè quello che rilasciano naturalmente le noci sarà sufficiente a rendere cremosa la salsa; basterà aiutarsi aggiungendo l’acqua tiepida in base alla consistenza desiderata. Aggiustare di sale la crema. Tostare le fette di pane in forno e grigliare le zucchine, tagliate sottili per lungo. Comporre i crostini spalmando la crema e adagiandovi un “nastro” di zucchina.

Ascolto del giorno: Ella&Louis.

Ciao ciao!

NdC

Tortona (est)!

Eccoci! Causa lontananza forzata, gli Almost 3 sfruttano le magie della tecnologia e scrivono il primo post a distanza via Skype. La ricetta è di Cabrini, che si cimenta, in questi ormai sempre più rari giorni di riposo, in impegnativi spostamenti divano-cucina-divano-letto-cucina. Missione: sopravvivere il più a lungo possibile con le scorte di cibo casalinghe, onde evitare di affrontare la leggera brezzolina genovese che spira fuori dal portone. Il nostro cellista stringe così amicizia con gli strani abitanti della Credenza; “Credenza Popolare” narra infatti che essi lo scrutino dagli anfratti più reconditi con espressioni arcigne e risentite (con lui, sì, che si è permesso di ignorarli così a lungo dopo averli acquistati con l’entusiasmo di un bimbo in un negozio di giocattoli): farine di ogni razza e provenienza, legumi dai nomi esotici, mostarde parigine… Se non è scaduto (cosa che, per fortuna, non accade spesso in casa Almost 3), tutto può contribuire ad assecondare l’oblomovismo che affligge il musicista-easy chef in tournée, permettendogli di preparare meravigliosi manicaretti a base di fondi di bustine e idee fulminanti, complici spunti vari dalla Rete e il nostro ultimo acquisto. Abbiamo approfittato infatti delle tappe milanesi del tour per fare una capatina a “La sana gola”,  mèta adocchiata da un bel po’, e, oltre a goderci l’atmosfera accogliente e l’ottimo pranzetto vegan, non potevamo non portare con noi un ricordino; d’altronde ci guardava dagli scaffali e diceva “adottatemi”…

Cabrini ha dunque preso spunto, con opportune modifiche causa ingredienti mancanti e succitato oblomovismo, dalla ricetta per la torta Margherita contenuta nell’utilissimo libretto e dalle sperimentazioni sulla crema pasticcera vegan di Marianna. Il titolo del post è un tributo a un casello autostradale a cui negli ultimi mesi ci siamo praticamente abbonati…

INGREDIENTI:

Per la torta:

  • 2 tazze di farina bio “0”
  • 1 c di vaniglia in polvere
  • la scorza grattugiata di un limone bio
  • 1 pizzico di sale
  • 1 bustina di lievito al cremortartaro
  • 1 tazza di latte di soia o di riso
  • 1/4 di tazza di olio di mais
  • 1/2 tazza di sciroppo d’acero (o malto)

Per la farcia:

  • 1/2 tazza di couscous
  • 1 tazza d’acqua
  • la scorza grattugiata di un limone
  • 1 C di zucchero
  • vaniglia qb
  • latte di soia qb

Procedimento per la torta: unire tutti gli ingredienti liquidi in una terrina, dopodichè aggiungere la farina setacciata con il lievito, la scorza di limone e il sale. Amalgamare bene e versare l’impasto in una teglia precedentemente rivestita di carta da forno. Cuocere a 180°C per 40 minuti.

Procedimento per la crema: cuocere in un pentolino il couscous con l’acqua, la scorza di limone, la vaniglia e lo zucchero, fino a completo assorbimento dell’acqua. Frullare al minipimer, lasciar raffreddare e rifrullare il tutto con qualche cucchiaio di latte per ottenere la densità desiderata.

Ascolto del giorno: Jane Monheit

Ciao ciao!

NdC

To(u)rta da viaggio

Cari amici, eccoci all’ennesima postata di “Violoncell(err)ando“. In collegamento, in diretta da Firenze, abbiamo Cantante Rossa, appena separatasi da un Cabrini impegnato a difendere un povero strumento inerme (che ormai regge il ponti-cello con la sola forza di volontà) dagli attacchi dei -17°C di Pavia. Riassunto flash delle puntate precendenti: Pallettate di neve e piedi ibernati a rischio amputazione in quel di Modena, receptionists molesti che chiamano in camera con nonchalance all’una di notte per avere informazioni sullo sconosciuto vicino di stanza (un certo Marcelo Gonzales), 45 gradi in hotel e -10 fuori con relativi scompensi nella termoregolazione interna, treni… Vabbè (Pietoso Velo, aiutaci tu), quintali di verdure bollite e pane (pretendere di essere vegetariani in Emilia è più o meno come chiedere un crodino all’Oktoberfest), donne delle pulizie indemoniate che si litigano lo swiffer alle 8 di mattina proprio davanti alla porta della tua stanza, intossicazioni alimentari da PAA (Peperone Agliato Assassino), uno GnuQuartet in splendida forma che sconvolge tranquilli locali (nel senso di “pub”, ma anche di attoniti “nativi del luogo”) sciorinando a sorpresa pezzi dei Muse con un’energia più da rinoceronte che da ungulato (siam mica qui a smacchiare i giaguari…), ecc. ecc. Ecco. Dopo tutto ciò, immaginiamo Cabrini e BB finalmente di ritorno a casa, mentre percorrono controvento e carichi come muli i 100 metri che li separano dall’amato Nido con le stalattiti che pendono dal naso; giunti al portone e infilata la chiave nella toppa, pregustandosi l’agognato calduccio domestico, si trovano invece a far capolino in una cella frigorifera. Ora, è risaputo che le caldaie vanno talvolta in blocco a causa di imprevedibili cali di pressione; noto a pochi è però il fatto che, per farlo, attendono con minuziosa, malvagia pianificazione il momento di maggior bisogno. Lo stesso comportamento ostile assume il Salvavita, che se ne infischia dei tuoi geloni e decide che la combo “forno+stufetta+microonde” non è proprio sostenibile -senza se e senza ma!- e che sì, se non vuoi finire come l’uomo di Similaun devi accendere una candela (o un cero alla Madonna?), cercare la chiave sepolta chissadove e scendere in cantina a riattivare il contatore, ovviamente riuscendoci solo al terzo tentativo. Dopo tutto ciò, affamati e in procinto di gettare la spugna di fronte a un frigo più vuoto della scatola cranica di Flavia Vento che evidentemente aderisce al complotto degli elettrodomestici (si veda il riferimento a un certo monologo di un certo Marcorè in un certo spettacolo…), i nostri eroi ricordano improvvisamente quel tranquillo sabato pomeriggio culinario di una settimana fa. Aprono il freezer e LEI è lì, che li guarda serafica con materna benevolenza…

INGREDIENTI:

Per la pasta

  • 250 g di farina integrale
  • 4 C di olio evo
  • acqua qb
  • una presa di sale fino
Per il ripieno:
  • 500 g di cime di broccolo
  • 200 g di seitan al naturale
  • 2 manciate di olive nere denocciolate
  • 1 C di tamari
  • 2-3 C di olio evo

Impastare la farina e il sale con l’olio e l’acqua (aggiungendone poca alla volta per regolarsi meglio). Quando la pasta avrà la giusta consistenza, preparare la classica “palla”, coprire con un panno e lasciare riposare per almeno 30 minuti. Nel frattempo lessare le cimette di broccolo per 5 minuti in acqua salata, tagliare a dadini il seitan e sminuzzare le olive. Dopo aver scolato le cime, spezzettarle grossolanamente con il coltello e trasferirle in una padella antiaderente oliata (1 cucchiaio è sufficiente) insieme al seitan e le olive. Cuocere ancora per una decina di minuti, aggiungendo il tamari e via via un po’ di acqua calda, se necessario. Intanto stendere due sfoglie con l’impasto precedentemente preparato e adagiare la prima su una teglia rivestita di carta da forno. Riempire poi con i broccoli, le olive e il seitan e chiudere la torta salata con la seconda sfoglia, spennellandone poi la superficie con un po’ d’olio. Cuocere in forno a 200°C per 30 minuti.

Ascolto del giorno: Muse

Ciao ciao!

NdC