Ricette (con)vinci facile

-Ma sai che loro hanno un blog di cucina?-
-Oh, ho visto il vostro blog…!-
-L’altro giorno ho provato la vostra torta di nocciole. Ma non ne postate più altre?-

E’ quando ti trovi a rispondere all’inatteso entusiasmo di amici e nuove conoscenze bofonchiando con una faccia da ebete che “sì, in effetti è da un po’ che non lo aggiorniamo…”, che è giunta l’ora di riprendere in mano le redini della situazione. Data la quantità di giornate di pioggia susseguitesi da novembre a oggi, la tentazione di andare in letargo assieme ai post di “Note di cucina” murandosi in una comoda tana e ronfando ad libitum con la faccia affondata in una pucciosa marmotta c’è stata, beninteso; ma Cabrini, la Rossa Cantante e mr. Cello non hanno ceduto. Tra una conferenza di Latouche e un concerto last minute, la missione dei veg-musicanti procede a gonfie vele. Per non parlare delle cenette veg convinci-scettici… Qui qualche esempio di dolcezze “vincifacile”:
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Comunque, per non tediarvi troppo, ci concentreremo su due esperienze degne di nota:

1) Il primo concerto-baratto in quell’accogliente salotto che è “Cibi e libri“, biblio-gastronomia vegetariana nel cuore di Genova. Niente taglieri di salumi, e finalmente anche gli amici del gruppo d’acquisto vegano hanno riempito (ottimamente) le panze. Dal canto (♫♪) nostro siamo tornati a casa inzUppati d’acqua (pioveva. Stranissimo!) ma inzEppati di focaccette a lievitazione naturale. La soddisfazione di dire: “Mi guadagno il pane (le focaccette) suonando”… Vuoi mettere? Pucciate al mattino nel latte d’avena con la marmellata, poi… avrebbero svegliato dal letargo pure la marmotta.
2) L’acquisto del libro “Uno Cookbook“. Era tanto che non compravamo un libro di ricette, ma questo era davvero troppo invitante. Belli (e buoni) i piatti, belle le foto, bella la grafica, bellotutto.
Morale 1: siamo infognati nella fase “Questa la proviamo!”.
Morale 2: non possiamo non condividere con voi almeno una ricetta. Quindi partiremo con i grissini, fino a oggi grande lacuna nel nostro blog. Noi abbiamo fortunatamente dimezzato le dosi, e se siete in due vi consigliamo di fare lo stesso: il fatto che si dica “magro come un grissino” è da attribuire meramente all’aspetto del grissino, e non lenirà i vostri sensi di colpa una volta che ne avrete fatti fuori 40 nel giro di due ore.

Abbiamo sostituito i semi di sesamo con semi di girasole. Eccovi la ricetta tratta dal libro per 20 grissini:

  • 125 g di farina di farro integrale
  • 125 g di farina di farro bianca
  • 3 cucchiai di semi di girasole frullati in parte
  • 2 cucchiai di olio evo
  • 100 ml d’acqua
  • 1/2 cucchiaino di sale
  • 1 pizzico di bicarbonato

Versare gli ingredienti in una ciotola e mescolare con una forchetta, poi impastare fino a ottenere un impasto morbido ed elastico. Coprire l’impasto con pellicola e lasciarlo riposare per circa 30 minuti. Stendere l’impasto alto 1/2 cm e tagliare delle strisce larghe 2 cm e lunghe 12 cm. Con un pennello ungere leggermente le strisce, poi arrotolarle a spirale premendo i bordi sul pianale affinché non si srotolino. Sistemare i grissini su una teglia coperta di carta da forno e spennellarli nuovamente con l’olio. Cuocere a 180°C per circa 30 minuti (i nostri sono stati in forno per 35 minuti abbondanti). Far raffreddare i grissini prima di consumarli.
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Ascolto del giorno: Concerto Grass… pardon. Concerto Grosso. Occhio che sul palco c’è anche Cabrini!

Ciao ciao!
NdC

Zup-pa-pa zup-pa-pa…

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Passano le ore, i giorni, i mesi… e di Cabrini e della Rossa Cantante si perdono le tracce. Siate indulgenti; oltre che musicanti, siamo animali affetti da una terribile malattia: stiamo parlando della curiosità congenita, che ci rende molto difficile dedicarci con costanza settimanale all’impegno del blog. Ci saranno perciò fasi alterne, ma sappiate che in questi mesi si sono accavallati e si accavalleranno epiche colonne sonore, appassionati studi naturalistico-neurologici, cantate notturne con un inedito Cabrini al pianoforte, gite a 2000m in Carnia, giochi sfrenati su altalene isolate, ecc. ecc. Di tutto ciò, però, l’evento più degno di rilevanza è sicuramente il nostro ingresso nella Società Montanara come coppia di “ballerini” (ma “ini”…) di lissssio. Più che un debutto in pista, un “Mi butto in pista”. Sì, perché in Carnia il lisssio è quello vero, in cui le fisarmoniche cantano che è un piacere e l’unico ingrediente veramente necessario è il sorriso, che sia quello spensierato di un bimbo sdentato intento a schivare i piedoni dei grandi o quello, altrettanto sincero (e altrettanto sdentato), di un arzillo novantenne. In mezzo stanno giovani e meno giovani, camicie a quadri, alluci malmessi, guance rubiconde, aliti al tritolo e teste che girano. Roba per stomaci forti. Per sostenere la spesa energetica, ovviamente, il carburante a base di polenta e “tai di vin” si rivela imprescindibile.
Insomma… Siamo tornati! Ora tirate giù quello scettico sopracciglio alzato, aprite i vostri cuori, concedeteci benevolenza e magnanimità e osservate con quale eleganza (felpa grigia e pile in tinta ne sono la prova lampante) e leggiadria voliamo sulle note di un valzer carnico DOC.
Ma ciancio alle bande. Ecco a voi una velocissima e corroborante zuppetta del rientro, ottimo antidoto per le anime attanagliate dalla nostalgia delle zucchine dell’orto.
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INGREDIENTI x 2 persone:

  • 1/2 Kg di zucchine fresche
  • i fiori delle suddette
  • 1 manciata di pinoli
  • 1/2 c di curry
  • 1 pizzico di pepe
  • 2 C d’olio evo
  • acqua e sale qb

Dopo averle lavate e private del fiore, tagliare a dadini le zucchine, rosolarle in pentolino con un cucchiaio d’olio per 2-3 minuti e coprirle a filo con l’acqua. Portare a ebollizione e far cuocere ancora per 7-8 minuti, aggiungendo curry e sale. Intanto privare i fiori del pistillo e tagliarli a striscioline, poi saltarli in padella per 2-3 minuti con il restante cucchiaio d’olio salando e pepando a piacere. A cottura delle zucchine ultimata, toglierle dal fuoco e frullare con il Minipimer. Tostare i pinoli in una padella antiaderente per un paio di minuti, girando continuamente in modo che non si brucino. Versare la zuppa in tazze o piatti fondi, guarnendo con i fiori saltati e i pinoli.
ImmagineCiao ciao!

NdC

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INGREDIENTS (serves 2):

  • 1/2 kg of fresh zucchini with their flowers
  • 1 handful of pine nuts
  • 1/2 teaspoon of curry powder
  • 1 pinch of pepper
  • 2 tablespoons extra virgin olive oil
  • water and salt to taste

After separating the flowers, wash zucchini and dice. Sauté in a pan with a tablespoon of olive oil for 2-3 minutes, then cover with a little water. Bring to a boil and cook for 7-8 minutes, adding curry powder and salt. Meanwhile, deprive the flowers of the pistil and cut into strips, then fry in a pan for 2-3 minutes with the remaining tablespoon of olive oil, salt and pepper to taste. When zucchini are cooked, remove from heat and blend with the Minipimer. Toast the pine nuts in a pan until they emit their aroma. Pour the soup in cups and garnish with flowers and pine nuts.

T’amo, Pio Gnu…

1) Questa è la storia di uno strumento sfortunato. Chi ama la cucina ma detesta i musicisti logorroici può agevolmente passare al punto 2 (sappiate, però, che Mr Cello se ne avrà a male).
Per chi ancora non lo sapesse, Cabrini suona il violoncello. O meglio: Cabrini maltratta il suo violoncello. Il povero papà liutaio, nel dare vita a Mr Cello con tanta cura e maestria, aveva grandi progetti per lui: Shostakovich, Traviate, suites di Bach… Le cose sono andate diversamente. Fino a qualche anno fa tutto filava liscio e Cabrini, da bravo professore d’orchestra, coccolava e accudiva il suo strumento rimpinguandolo con dosi massicce di melodie da lacrimafacile. Mr Cello (aka Pio, il nome che il suo speranzoso papà gli assegnò in un lontano giorno di tiepido sole primaverile), nonostante avesse visto più volte il proprietario cadere nella tentazione di suonare la Musica del Diavolo, tutto sommato dormiva sonni tranquilli. Poi arrivarono loro. Animali-chimera che scalpitavano in lontananza sollevando nuvole di polvere e lasciando dietro di sé morte e distruzione. Pio vide scorrere in un istante davanti alle sue “s” il momento della consegna nelle mani di un Cabrini commosso ed emozionato, l’ansia prima dei concorsi, la terribile audizione per entrare in orchestra, le cantanti liriche scollacciate e quella volta che per fare uno scherzo al direttore i fiati si infilarono nel buio terrificanti maschere da Halloween, per poi continuare a suonare con nonchalance conciati così. Poi fu il nulla. Loro, gli Gnu, erano arrivati. Pio sentì i sensi abbandonarlo, fu avvolto dall’oscurità e osservò il suo corpo dall’alto giacere inerme nella buca dell’orchestra, poi fu inghiottito da un tunnel di luce e una piacevole sensazione di pace si impadronì di lui. Da lì… La rinascita nel mondo dei peccatori. Cabrini cominciò rapidamente a usarlo a mo’ di basso, chitarra, banjo, strumento a percussione, stendibiancheria e macchina per il cappuccino (al latte di riso, ovviamente). Da Bach si passò a Bach_arach, poi a De André (e fin lì ci si poteva stare), infine ai Metallica. Lo step definitivo della conversione avvenne quando il nome di battesimo di Mr Cello fu deturpato da un’agghicciante canzoncina che blaterava di pulcini e trattori. A quel punto Pio non poté più nulla, e anche gli orridi strumenti di perdizione dei turpi chitarristi, ovvero pedaliere e distorsori, fecero capolino in una lugubre notte d’inverno. Il GnuQuartet era nato. Niente sarebbe mai stato come prima. Oggi Mr Cello suona rock, la sua anima è definitivamente corrotta e vi annuncia con orgoglio che è appena uscito “Muse_ic – GnuQuartet plays Muse” (sapevatelo e, se vi va… scaricavatelo :-D!). E Cabrini? Cabrini fa il figo e si mette lo smalto nero ma, si sa, gli anni passano, e due giorni fa un malefico crampetto alla mano sinistra gli ha fatto lo sgambetto durante la sfrenata esecuzione di “New Born”. Ed eccoci, finalmente, al punto 2!
banana bread2) Le banane. Lo dicevano le nonne, lo dicono molti medici (anche se, come sempre, su Internet si trovano frotte di smentite e controsmentite): contengono molto potassio e, oltre ad avere tante altre virtù, sono ottime per evitare i crampi. Indi per cui… Violoncellisti rock, bodybuilders e sportivi della domenica… fate anche voi colazione con il banana bread! Un must semplicissimo (ricetta in “cups”, che noi troviamo comodissime), con mille varianti e adorato dai foodbloggers. Ecco la nostra versione :-).

INGREDIENTI:

  • 2 cup (ovvero un recipiente con capacità di 250 ml) di farina 0
  • 1 C di lievito al cremortartaro
  • 2 banane mature
  • 1/2 cup di succo d’agave
  • 1/2 cup di latte di riso
  • 1/3 cup di olio di mais
  • un pizzico di sale
  • un pizzico di vaniglia in polvere
  • 1/2 cup di uvetta
  • 1/3 cup di mandorle tritate finemente
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Mescolare in una ciotola gli ingredienti solidi. In un recipiente a parte frullare olio, succo d’agave, latte e banane. Unire poco alla volta il composto agli ingredienti solidi, avendo cura che non si formino grumi. Infornare in una teglia da plumcake a 180 °C per 45-50 minuti.
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flag_uk  INGREDIENTS (for 1 banana bread):

  • 1 cup of all-purpose flour
  • 1 tbsp of natural baking powder
  • 2 ripe bananas
  • 1/2 cup of agave syrup
  • 1/2 cup of rice milk
  • 1/3 cup of corn oil
  • a pinch of salt
  • a pinch of vanilla powder
  • 1/2 cup raisins
  • 1/3 cup finely chopped almonds

Mix dry ingredients in a bowl. Place oil, agave syrup, milk and bananas in a blender and process. Add the mixture to the dry ingredients a little at a time, mixing carefully. Bake in a baking plumcake lined with baking paper at 180 ° C for 45-50 minutes.

Ciao ciao!
NdC

Una zucchina non fa primavera

-Flavia, com’è che  si inseriscono le faccine nei commenti?-

Dopo l’ultima telefonata questo post lo ha vinto, honoris causa, la nonna della Rossa Cantante. Classe 1931, nata in un fiabesco paesino di montagna, emancipata per natura; di quelle che, quando si uccideva il maiale, piangevano a dirotto per giorni e cercavano di ribellarsi nonostante la fame (quella vera). A Natale decidiamo di regalarle nientepopodimeno che un computer. Ricevute poche istruzioni di base su come pilotare l’ordigno in questione, dopo essere stata rassicurata sul fatto che attualmente non esiste una combinazione di tasti in grado di provocare l’autodistruzione immediata del suddetto “coso” ed essere inciampata un paio di volte in siti di scambisti, nonna Velia ha lasciato a bocca aperta tutti. Dopo una settimana usava Facebook meglio di una teenager dei Parioli, si godeva i concerti dei 2Cellos su YouTube e cercava ricette di cucina naturale su Google. Il suo ragù è a base di soia, legge articoli di attualità online e, grazie alla rete, non perde un aggiornamento delle nipoti lontane. Perché la curiosità non ha età, è semplicemente un modus vivendi. Dunque, per voi e per tutte le nonne vegetariane sintonizzate, ecco una semplicissima, ottima insalata primaverile (ma ‘sta primavera voi l’avete vista? Noi no…) di lenticchie e sedano.

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INGREDIENTI x 2 persone:

  • 250 g circa di lenticchie precedentemente cotte o conservate al naturale
  • 4 gambi di sedano
  • le foglie tenere del sedano
  • 1 zucchina piccola tagliata a dadini
  • 1 manciata di capperi dissalati
  • 1 manciata di olive taggiasche sminuzzate
  • cavolo cappuccio, lattughino e radicchio tagliati finemente
  • 1 C di tamari
  • 1 C scarso di succo di limone
  • 2 C di olio evo
  • sale qb

Attenzione al procedimento, complicatissimo: mescolare tutti gli ingredienti.
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Ascolto del giorno: The Piano Guys

Ciao ciao!
NdC

flag_uk  INGREDIENTS (serves 2):

 

  • 250 g of previously cooked lentils
  • 4 stalks of celery
  • the tender leaves of celery
  • 1 small zucchini, diced
  • 1 handful of capers
  • 1 handful of chopped black olives
  • red cabbage, lettuce and radicchio finely chopped
  • 1 tbsp tamari
  • 1 tbsp lemon juice
  • 2 tbsp extra virgin olive oil
  • salt to taste

Soooo difficult… Mix all the ingredients! 😀

Il primo annivegsario!

Rullo di tamburi, gioia e tripudio per…

IL PRIMO ANNO DI “NOTE DI CUCINA”!!!!!!!!!!

Vogliamo festeggiare con voi condividendo l’elenco dei criteri di ricerca più “singolari” (ma assolutamente reali) che hanno portato visitatori al nostro blog (fonte: sezione “Statistiche” di WordPress). Ma prima… Grazie di cuore a tutti voi, che avete così pazientemente sopportato picchi di demenzialità come questo:

La vegtorta di compleanno umana.

Per info sulla candelina, cliccare qui.

Passiamo ora ai criteri di ricerca:

pancetta come collante sociale
donne in trattore
claudio cabrini cantante
voulez vous patè avec moi
cassone per trattore agricolo
note di caco
mattone doppio uni prezzo
ricette migliore di frittata al wurstel per i bambini di 4 anni
avvelenamento biscotti
patente trattore
togliere la terra dai mattoni di tofu
immagini trattorini per giardino
bacche allucinogene
fresca di arcangelo michelle
la verza mi gonfia
allucinogeno naturale
torte con pietre
signore a trattore
inferriata stile 500
la polpa del caco dolce con il cucchiaino e lei non si fa acchiappare…
super freezer fiocchetti 140 l
mani in pasta quanto basta
maestro tira le orecchie
i venusiani
ricette dolci con il tic
intossicazione con lievito madre
capra per trattori
audrey naso rosso
claudio gioè a che ora arriva a bologna oggi?
sacra sindone

And the winner is…

北海道?

Ciao ciao!
NdC

Naturalmente pasticci(o)ni

Come forse molti di voi sanno, casa Cabrini ha un vero pallino per la cosiddetta “pasticceria naturale”. E’ giunto quindi il momento di darne una definizione più accurata.
Dicesi “Pasticceria Naturale” quel processo di assemblaggio selvaggio di ingredienti ontologicamente incapaci di convivere l’uno con l’altro a causa dell’assenza intrinseca di leganti, zuccheri raffinati e derivati animali, al fine di ottenere sfavillanti dolcetti et similia dal sapore confortante.

Qualche secolo fa un’enciclopedia l’avrebbe senza dubbio citata sotto la voce “pratiche alchemiche”. Eppure ancora oggi i seguaci di tale disciplina sono tanti, anche tra voi bloggers/lettori, e la loro devozione è seconda solo a quella dei più incalliti Scientologists. Ebbene: la Rossa Cantante è definitivamente finita nel tunnel. La prova? Di ritorno da un’intensissima settimana di prove e concerti, col volto segnato da occhiaie da orsetto lavatore e crampi ai polpacci post-taccoselvaggiodaconcerto, la ragazza decide di snobbare il letto e lanciarsi nell’ennesima sperimentazione culinaria. Perché il lettore comprenda a fondo il significato di tale pratica, esponiamo brevemente le fasi cui va incontro l’aspirante chef naturale:
Invasamento iniziale e delirio d’onnipotenza; ricerca degli ingredienti previsti dalla ricetta prescelta e senso di frustrazione nello scoprire che la metà di essi non è presente in dispensa (né tantomeno nelllo scrauso supermarket a due passi da casa); sostituzione scientificamanontroppo delle materie prime mancanti; inizio della procedura; scoramento in fase di assemblaggio: l’impasto non sta insieme, il sudore riga la fronte, i bicipiti si contraggono nel tentativo di generare una pressione sufficiente (si attestano casi di sincope da sforzo prolungato); fase di autoconvincimento: il malefico composto non riuscirà a sconfiggere il nostro eroe; MIRACOLO; constatazione estatica del miracolo; cottura e relativa ansia da prestazione; assaggio, ebbrezza e rilassamento finale. La ricetta? Eccola!

INGREDIENTI per 4 persone:

Per l’impasto:

  • 250 g di farina di kamut (sarebbe meglio limitarne l’uso, ma era in dispensa da un po’ -_-)
  • 60 ml di olio di mais
  • 60 g di sciroppo di mais
  • 70 ml di acqua tiepida
  • 10 g di lievito bio in polvere al cremortartaro
  • 1 pizzico di sale
  • 1/2 c di cannella

Per il ripieno:

  • 2 mele medio-piccole tagliate a listarelle e frantumate
  • 1 pizzico di sale
  • 1 pizzico di cannella
  • 1 c di succo di limone
  • 1 C di sciroppo d’agave
  • 30 g di uvetta lavata e scolata
  • 15 g di granella di mandorle

Per il lucido: sciroppo di mais e acqua calda in rapporto 3:1

Mescolare in una ciotola farina, lievito, sale e cannella. Miscelare in un altro recipiente l’olio e lo sciroppo e unirli agli ingredienti asciutti assieme all’acqua. Impastare sul piano di lavoro fino a ottenere un panetto omogeneo. Coprire con un panno e lasciar riposare per almeno mezz’ora. Mescolare in una ciotola mele, mandorle, uvetta, cannella, sale, sciroppo d’agave e succo di limone. Impastare nuovamente per 1/2 minuti il panetto sul piano infarinato e stendere con il mattarello una sfoglia sottile. Tagliare con una rotella dentata dei quadrati di circa 8 cm di lato e spennellarne i bordi con il lucido. Disporre al centro 1 cucchiaino di ripieno e chiudere i pasticcini, saldando i bordi con la punta della forchetta. Spennellarli ulteriormente con un po’ di lucido. Cuocere in una teglia rivestita di carta da forno a 200°C per circa 17 minuti.

INGREDIENTS (serves 4): 

 

For the pastry:

  • 250 g of kamut flour
  • 60 ml of corn oil
  • 60 g of corn syrup
  • 70 ml of lukewarm water
  • 10 g of baking powder
  • 1 pinch of salt
  • 1/2 teaspoon cinnamon

For the filling:

  • 2 medium-sized apples, grated
  • 1 pinch of salt
  • 1 pinch of cinnamon
  • 1 teaspoon lemon juice
  • 1 tbsp agave syrup
  • 30 g of raisins, washed and drained
  • 15 g of chopped almonds

Remaining ingredients:

  • 3 teaspoons corn syrup
  • 1 teaspoon hot water

Mix in a bowl flour, baking powder, salt and cinnamon. Mix in another bowl the oil, syrup and water and add them to the dry ingredients. Dough on the work surface until you have a smooth dough. Cover with a towel and let it rest for at least half an hour. Mix in a bowl apples, almonds, raisins, cinnamon, salt, agave syrup and lemon juice. Knead the dough for 1/2 minutes on a floured surface and roll out a thin sheet. With a toothed wheel, cut squares with sides lengthened by 8 cm. Mix corn syrup and hot water, then brush the edges with the mixture. Place 1 teaspoon of filling in the center and close, sealing the edges with the tip of a fork. Brush the cookies with the corn syrup/water mixture. Bake in a baking sheet covered with baking paper at 200 ° C for about 17 minutes.

Presi in castagna

Con questa ricetta finalmente anche “Note di cucina” riesce a partecipare a “Salutiamoci“!!!

Ingrediente del mese d’ottobre sono le castagne. Aspettando di poter zampettare per i boschi delle alture liguri alla ricerca dei ricci, abbiamo optato per una scelta più “comoda”: la farina di castagne. Visto che siamo notoriamente golosi e che non la usiamo abitualmente nelle preparazioni salate (anche se qui a Zena c’è la tradizione delle trofie di farina di castagne al pesto), abbiamo ceduto alla tentazione di un dolcetto super-stagionale. Nel rispetto delle regole e delle nostre abitudini, le papille gustative saranno soddisfatte nonostante l’assenza di zucchero e di derivati animali.

INGREDIENTI (bio) x 2 crepes:

  • 1 caco maturo
  • 1 cucchiaino di succo di limone
  • una mela golden sbucciata e tagliata a dadini (200g circa)
  • 50 g di succo di mela concentrato
  • un pizzico di vaniglia in polvere
  • 1 g di agar agar
  • 100 g di farina di castagne
  • 1-2 cucchiai di olio evo
  • 180 ml di acqua circa
  • 1 pizzico di sale integrale
  • cacao amaro qb

Frullare la polpa del caco con il succo di limone e mettere da parte il composto in una ciotolina. Frullare la mela con il concentrato, la vaniglia e un pizzico di sale. Trasferire la crema in un pentolino e, una volta portata a ebollizione, aggiungere l’agar agar sciolto in pochissima acqua. Mantenere sul fuoco mescolando per 1-2 minuti. Trasferire la crema in una terrina e far raffreddare.
Setacciare la farina di castagne e aggiungervi poco alla volta l’olio e l’acqua, mescolando con la frusta fino a ottenere un composto omogeneo e senza grumi. Regolare la quantità di liquido, aggiungendo o togliendo un po’ d’acqua in base alla consistenza. Ungere con pochissimo olio evo una padella e cuocervi le crepes. Farcirle con la crema di mele, arrotolarle, tagliarle a metà e adagiarle sulla crema di cachi. Spolverizzare con cacao amaro a piacere.

Ascolto del giorno: RADIO “NOTE DI CUCINA”. Novità da non perdere :-D!

INGREDIENTS (serves 2)

 

  • 1 persimmon
  • 1 teaspoon lemon juice
  • 1 apple (about 200g), peeled and diced
  • 50 g of apple juice concentrate
  • a pinch of vanilla powder
  • 1 g of agar agar
  • 100 g of chestnut flour
  • 1-2 tablespoons extra virgin olive oil
  • 180 to 190 ml of water
  • 1 pinch of salt
  • cocoa powder to taste

Blend together the persimmon pulp and lemon juice and put the mixture in a small bowl. Blend together the apple, apple concentrate, vanilla and a pinch of salt. Transfer the cream into a saucepan and heat it until it comes to a boil.  Melt the agar agar it in a little bit of water, add it to the cream and keep heating for another 1-2 minutes. Transfer the cream into a bowl and let it cool. Sift the chestnut flour and gradually add oil and water, whisking until the mixture is smooth. Adjust the amount of liquid, adding or removing water. Grease a pan with a little bit of olive oil and cook the crepes. Fill with the apple cream, roll, cut in half and place them on the kaki cream. Sprinkle with cocoa powder.

Ora et raviola

-Ti piace così?-
-Mmm… Un po’ meno, amore. Spinge un po’ troppo. –
-Ora?-
– Meglio, ma non c’è intensità. Cambiamo ritmo?-
– Amore, ma sei incontentabile! Secondo me è la posizione che non va.-
[… ]

No, non siete capitati in un blog per soli adulti. Lasciateci spiegare. Sono giorni intensi di lavoro su pezzi originali e nuovi arrangiamenti, per gli Almost 3. In pratica siamo di fronte a una lotta senza quartiere tra bernoccoli: quello della cucina continua a sgomitare per guadagnarsi il suo spazio vitale accanto a quello della musica, che a sua volta se la gioca con altre 10000 passion_celle; la nostra scimmiesca curiosità fa sì che, se va avanti così, rischiamo di aver più protuberanze in fronte di un triceratopo. Detto questo, torniamo alla mattina di due giorni fa. Mentre i due musici si arrovellano davanti al computer sui suoni da scegliere per i pezzi, BB viene folgorata sulla via di Damasco: I RAVIOLI!!! Chissà quali recondite connessioni sinaptiche fanno riemergere alla mente della Rossa Cantante il ricordo delle sessioni di “raviolamento” in compagnia di nonna e bisnonna, tanto tempo prima; sempre memore delle proprie origini carniche, anche nella noiosa vita cittadina la famiglia BB stabiliva 3 o 4 volte l’anno il fatidico “GIORNO DEI CJARSONS“. Alla proposta della Rossa Cantante Cabrini vorrebbe rispondere con convinzione, ma la punta del sopracciglio sinistro leggermente alzata tradisce tutte le sue perplessità in merito. Improvvisamente gli si parano di fronte fantasmagoriche apparizioni di nuvole di farina svolazzante, per tacere su piano cucina, mattarello e armamentari vari da lavare. Essendoci degli arrangiamenti che attendono, difficile conciliare le due cose… Eppure lo sguardo supplichevole di BB fa sì che si trovi rapidamente una soluzione: lei in cucina a restituire mani all’impastatura, lui in salotto a cercare soluzioni musicali, con ambigue conversazioni “a distanza” annesse; tutto questo finchè Cabrini multitasking, incuriosito da tanti sommovimenti nell’altra stanza, non fa capolino di là, acchiappa l’iPhone e si improvvisa novello Kubrick, con superbe inquadrature di un’elegantissima donna tutta pigiama e felpa.
Tadaaaan!

Regia, riprese e soundtrack by Maestro Cabrini.

Bene. Dopo questo breve momento di intrattenimento, passiamo alla ricetta (improvvisata, come nella nostra miglior tradizione).

INGREDIENTI per due piatti abbondanti:
Per la pasta:

  • 140 g di farina di kamut (+ altra da aggiungere via via in base alla consistenza)
  • 1 C di olio evo
  • una presa di sale
  • 90 ml di acqua circa

Per il ripieno:

  • le cime di un broccolo romano
  • 1 C di capperi dissalati
  • 1 C di olive nere
  • sale qb

La “farcia”, per chi ha la memoria lunga, è fatta con lo stesso procedimento della salsina spalmabile di broccoli che potete scovare in un vecchio post, e c’è un motivo: era un avanzo della sera prima :-P. Sempre della serie “non si butta via niente”… Dividete il broccolo in cimette e cuocete in acqua bollente salata per 10 minuti. Scolate e frullate con i capperi dissalati e le olive, aggiungendo se necessario pochissima acqua di cottura per ammorbidire la crema. Ovviamente, se rispettate le dosi per 2, ve ne avanzerà un po’. Ottimo modo per aver già pronto l’antipasto del giorno dopo da spalmare sul pane! Ma veniamo alla pasta: Grande scoperta, l’esperimento con la farina di kamut! Assolutamente perfetta, perchè non ha alcuna necessità di uova per risultare elastica a sufficienza. Si tira che è una meraviglia!  In una ciotola unite la farina e il sale all’olio e all’acqua, versandola poco alla volta (la quantità necessaria è comunque un po’ variabile in base al tipo di farina). Lavorate il tutto sulla spianatoia fino a ottenere un panetto omogeneo ed elastico, regolandovi con l’aggiunta eventuale di un po’ di farina, dopodichè lasciate riposare in frigo per circa mezz’ora. Stendete la pasta con il mattarello fino ad avere una sfoglia sottile (circa 3 mm), dopodichè aiutatevi con un bicchiere rovesciato per suddividerla in cerchi di uguali dimensioni. Posizionate un cucchiaino d’impasto su ognuno (attenzione a non metterne troppo: trovereste difficoltà nella chiusura) e procedete a chiudere come illustrato nelle riprese cabriniane :-). Cuocete in acqua bollente salata per circa 4 minuti. Condite a piacere. Noi abbiamo optato per un velocissimo sughetto del Maestro: radicchio tagliato a listarelle e scottato in padella con un po’ d’olio.

Ciao ciao!

NdC

Aspetta e (s)pera!

Spesso chi ci conosce ci fa notare che, per essere musicisti, stiamo un po’ troppo ai fornelli :-P. Ebbene… In realtà non passiamo le giornate a spadellare, lasciando il violoncello triste e solitario in un cantuccio e le corde vocali pure (oddio, quelle rimangono per forza di cose dove stanno -_-)… Il motto del blog è “cucina etica alla portata di tutti“, il che presuppone anche una certa velocità di preparazione. Ma diciamocelo: L’unico vero segreto degli Almost 3 è essere una band anche davanti ai fornelli. Purtroppo non siamo ancora riusciti a coinvolgere Mr.Cello nelle preparazioni culinarie, ma ci stiamo lavorando (usare l’archetto per girare la pasta potrebbe non essere una grande idea, in effetti). Tutta ‘sta pappa-rdella per sfatare un mito: chi l’ha detto che in cucina chi fa da sé fa per tre? Il segreto per non incastrarsi, soprattutto in un mini angolo cottura come il nostro, è la cara vecchia catena di montaggio: impasta-mettisulfuoco-gira-lava. Con 4 mani si dimezzano i tempi, ragazzi, è matematica! Ordunque… Mogli (o mariti): impegni permettendo, armatevi di mariti (o mogli) collaborativi/e e diventate anche voi promoter della cara vecchia filosofia del “Tu is megliu che uan” (ebbene sì… Pure in cucina!). Potreste cominciare, ad esempio, con una delle mirabilanti crostate di Mr. Pasquale Boscarello; N.B: non è pubblicità occulta, giuringiuretto :-). Per la verità non sappiamo neanche che faccia abbia! E’ che le sue ricette, a volte, hanno veramente del mirac(g)oloso! La frolla è la stessa della crostata di una recente ricetta, ma il dolce meritava decisamente un post per la geniale crema pasticc(p)era (scoprirete poi il perchè del nome), che abbiamo scovato nella sezione “creme” del libro e leggermente rivisitato a nostro gusto.

INGREDIENTI:

Per la frolla:

  • 250 g di farina tipo 0
  • 60 g di malto di mais
  • 6 cl di olio di semi
  • 7 cl di acqua tiepida
  • un pizzico di sale
  • 1/2 cucchiaino da caffè di cannella
  • la buccia grattugiata di mezzo limone
  • 10 g di lievito al cremortartaro.

Per la crema:

  • 500 g di pere già sbucciate
  • 500 g di malto di mais
  • 100 g di amido di mais
  • un pizzico di sale
  • 25 cl di acqua fredda
  • mezzo cucchiaino di vaniglia in polvere

Comincia il lavoro di squadra: uno si posiziona al piano per impastare, l’altra si piazza in zona fornelli. C’è da dire che i ruoli non sono mai gli stessi, perchè la soddisfazione di infarinarsi e impiastricciarsi col mattarello alla mano impone la regola del “una volta per uno”. Comunque… Pronti, Partenza, Via!
Cabrini esegue con Maestria le mosse del vero pasticcere naturale, ovvero:
Riunisce in una ciotola gli ingredienti asciutti: farina, lievito, buccia di limone, sale e cannella. Miscela l’olio e il malto di mais in un altro recipiente e li aggiunge alla parte asciutta insieme all’acqua tiepida. Mentre un’indisciplinata BB abbandona la crema con uno scatto felino e lecca il cucchiaino del malto, lui amalgama impassibile il tutto e lo versa su una spianatoia (se avete un robot da cucina potete fare la stessa operazione con la funzione “impastatrice”). Lavora poi l’impasto formando una palla, fino a ottenere un panetto omogeneo, morbido ed elastico. Copre con un panno e lascia riposare per mezz’ora, poi stende la simil-frolla con il matterello fino a formare una sfoglia di circa 30 cm di diametro. A questo punto BB, che nel frattempo ha terminato la preparazione della crema e ha assaggiato come un criceto impazzito tutto l’assaggiabile (persino pezzetti crudi di impasto), si rende utile e dà una mano a stendere il disco di pasta su una teglia da 28 cm rivestita di carta da forno. I nostri beniamini riempiono quindi la base con la crema: uno tiene la pentola, l’altro versa aiutandosi con il cucchiaio. Che bello essere in due! Cabrini aggiunge al fotofinish una manciata di granella di nocciole, che non guasta mai, e via in forno a 200 °C per 18 minuti circa.

Ma facciamo un rapido rewind e osserviamo la rossa Spilluzzicatrice alle prese con i fornelli. BB sbuccia le pere, le taglia a pezzettini e le frulla nel mixer con il malto e il pizzico di sale. Versa così il composto in una pentola e cuoce a fuoco basso, mescolando spesso per evitare che si attacchi. Nel frattempo scioglie in un boccale l’amido di mais nell’acqua fredda. Quando il composto di pere e malto ha raggiunto l’ebollizione, versa l’acqua con l’amido ben sciolto, mescolando con una frusta per evitare la formazione di grumi. In pochi minuti la crema si addensa, e il classico “pluf pluf” dà il segnale di spegnere il fuoco. Una volta che si è raffreddata, la frulla nuovamente per renderla ancora più vellutata. A questo punto, in attesa che la frolla finisca di riposare, BB rifocilla il Maestro Cabrini con un bel cucchiaio ricolmo per evitare il calo di zuccheri e osserva l’espressione mistica che assumono i suoi occhi dopo l’assaggio. Ricorda decisamente la crema pasticcera, ma con la base di pere ha una bella dose di fascino in più!

Et voilà! Anche domani una super-colazione è assicurata.

Ascolto del giorno: Hurts

Ciao ciao!

NdC